Minori e case-famiglia. Poca trasparenza e nessun controllo

Non è chiaro se vi siano e quali siano i controlli specifici sulle situazioni che si vengono a creare all’interno delle case famiglia e se a ciò aggiungiamo la totale assenza di dati statistici aggiornati sul numero dei minori allontanati dalle famiglie ed informazioni sulle condizioni logistiche, educative ed assistenziali nelle quali gli stessi si trovano a vivere all’interno delle cosiddette case-famiglia, si evince uno scenario che poco ha di trasparente.
Oltretutto le case famiglia non permettono al minore ospitato di condurre la stessa vita che conducono i suoi coetanei, quindi l'ospite non può uscire liberamente, non può usare il cellulare, nè internet ed in sostanza al minore vengono negate tutte le comuni libertà di cui godono tutte le altre persone.
Un ulteriore aspetto problematico si osserva relativamente alle attività private svolte nella libera professione da parte dei giudici onorari minorili, non togati, che in alcuni casi ricoprono incarichi direttivi e/o forniscono consulenze retribuite, nelle strutture residenziali.
E' evidente che si profila un possibile conflitto d’interesse.
Nel maggio 2014, è stata espressamente prevista incompatibilità tra l'attività di giudice onorario e le cariche rappresentative di strutture comunitarie: nell'articolo 7 comma 6 della circolare del CSM del 14 maggio 2014 si dispone che «il giudice onorario minorile, all'atto della nomina, deve impegnarsi a non assumere, per tutta la durata dell'incarico, cariche rappresentative di strutture comunitarie ove siano inseriti i minori dall'autorità giudiziaria e, se già riveste tali cariche, deve rinunciarvi prima di assumere le funzioni»;
Al di là di tali doverose prescrizioni relativamente all’incompatibilità con le cariche rappresentative di associazioni e strutture che operano nell’ambito dell’assistenza ai minori allontanati alle famiglie, si nota che non viene presa in considerazione l’eventualità che gli stessi giudici onorari minorili non trovino invece alcuna limitazione normativa o regolamentare, relativamente alle attività libero professionali che svolgono al di fuori dell’incarico istituzionale di giudice onorario minorile, cioè forme di consulenza retribuita prestata più o meno continuativamente, per le stesse associazioni ed organizzazioni verso le quali contribuiscono ad indirizzare i minori, allontanati dalle famiglie d’origine poiché sottoposti al loro giudizio nei tribunali minorili.
Sul punto ho presentato un'interrogazione volta a far emergere dati aggiornati relativamente al numero dei minori ospitati oltre al tipo ed alla qualità dei controlli che vengono effettuati in tali strutture.