Atti e documenti dimenticati alla Procura di Verona

Il tema dei tribunali italiani e della loro cronica carenza di unità di personale è un argomento sempre più attuale, che rappresenta una delle cause di farraginosità del sistema giudiziario italiano e che troppo spesso si conquista le prime pagine dei giornali a seguito di episodi che non dovrebbero accadere e che invece sono sintomatici di un problema sempre più drammatico.
E' cronaca recentissima che presso la procura della Repubblica del Tribunale di Verona oltre seimila pagine di documenti, contenuti in una ventina di faldoni adagiati su di un carrellino, sono ricomparsi, agli inizi di ottobre 2014, dopo essere stati «dimenticati» per 5 mesi.
Tali documenti ed atti erano relativi all'indagine per corruzione costata l'arresto al vice-sindaco di Verona, avvocato Vito Giacino e alla moglie avvocato Alessandra Lodi, e che vede indagato, anch'egli per corruzione, l'imprenditore Alessandro Leardini, principale accusatore.
Tali documenti sarebbero dovuti entrare nella disponibilità delle parti, delle difese come delle parti civili, nel momento in cui la procura notifica agli indagati l'avviso della chiusura delle indagini preliminari.
Al di là dell'esito che avranno le richieste e le opposizioni di accusa e difesa in merito alla utilizzabilità dei documenti che sono ricomparsi a distanza di 5 mesi, preme evidenziare che fatti simili non dovrebbero accadere. Al contrario, occorre garantire che tutti gli atti e documenti processuali e d'indagine, di ogni procedimento, siano custoditi dalle cancellerie dei tribunali con rigorose metodologie rispettando la normativa in materia di privacy ed il segreto istruttorio, ed occorre assicurare la piena disponibilità solo a determinati soggetti, solo in concomitanza delle scansioni temporali del procedimento previste dal codice di procedura penale.
A questo link trovate la mia interrogazione.